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saggi

Raoul Kirchmayr

L’enigma della Ninfa, da Warburg a Freud. Un’ipotesi in due sequenze

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tratto da “Engramma. La tradizione classica nella memoria occidentale”, n. 100 – settembre-ottobre 2012.

La recente pubblicazione di alcuni frammenti del cosiddetto Nymphenprojekt nei Werke in einem Band di Aby Warburg [WARBURG 2010, a cura di Martin Treml e Siegrid Weigel, pp. 198-210; testi d’altronde già disponibili in italiano nel numero di “aut aut” dedicato a Warburg: STIMILLI 2004] ripropone il problema della figura, sfuggente quanto al suo significato – posto che ve ne sia uno – della Ninfa. Certo non è casuale che autori come Georges Didi-Huberman [2002a], Roberto Calasso [2005] e Giorgio Agamben [2007], traendo tutti ispirazione da Warburg, abbiano ripreso quel filo, con esiti diversi. Lo stesso Didi-Huberman, nel suo importante lavoro di scavo compiuto su Warburg [2002b], riconosce nella Ninfa un filo conduttore principale per la messa a fuoco della questione dell’anacronismo nel sapere storico-artistico. Ciò è particolarmente evidente quando la Ninfa gli permette di individuare un “paradigma coreutico”, mediante il quale viene studiata la concatenazione immagine-movimento-tempo e il senso dell’immagine della Ninfa quale sintomo prodotto dall’azione di forze contrapposte e polarizzate. Qui lasceremo la lettura di Didi-Huberman sullo sfondo, dandola per acquisita, e proveremo ad abbozzare una linea interpretativa che, anch’essa, ci porterà a Freud, ma attraverso un altro cammino, questa volta a carattere genealogico. Questo percorso ci permetterà di riconoscere due sequenze testuali in cui ne va della figura della Ninfa.

per leggere l’intero articolo, cliccare qui: L’enigma della Ninfa

 

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Maurizio Lorber

LO SQUALO DI SCHRÖDINGER
DAMIEN HIRST: L’ESTETICA DEL RELITTO E L’AUTOPSIA DI UN’OSSESSIONE

tratto da “Arte in Friuli Arte a Trieste”, bollettino di studi e ricerche di storia della Facoltà di Lettere e Filosofia, n. 29, 2010.

Ernst Gombrich nell’introduzione della sua The Story of Art affermava che è difficile dire che cosa sia l’arte ma ricordava che gli artisti sono sempre esistiti. Potremmo aggiungere che questi ultimi sono i principali, seppure non i soli, protagonisti di un gioco nel quale le norme implicite che regolano i modi di produzione, gli stili, i giudizi e i contenuti mutano di continuo. Tuttavia soltanto a partire dal XX secolo è riscontrabile una piena coscienza di queste dinamiche sociali e comunicative da parte di artisti e teorici dell’arte.

L’impatto emotivo suscitato da molte opere di Damien Hirst e in particolar modo da The Physical Impossibility of the Death in the Mind of Someone Living (L’impossibilità materiale della morte nella mente di un essere vivente) è un esempio paradigmatico delle difficoltà che si pongono allo storico dell’arte allorquando intende comprendere la logica che sottende tanto il percorso creativo dell’artista quanto gli aspetti comunicativi e di significazione che l’opera instaura con il pubblico.

per leggere l’intero articolo, cliccare qui: LO SQUALO DI SCHRÖDINGER

 

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